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L'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin su Radio Clodia Radio Clodia
È stato ospitato oggi a palazzo Ferro Fini il convegno ‘Il silenzio delle innocenti’: racconti, iniziative e progetti contro la violenza sulle donne, voluto e promosso dal consigliere regionale Milena Cecchetto (Lega- LV). I lavori sono stati moderati da Micaela Faggiani, giornalista e presidente dell’associazione ‘Il Cantiere delle Donne’.
Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, dopo aver portato i saluti istituzionali, ha chiesto all’Aula “un minuto di rumore: credo ne valga la pena”, per poi ringraziare in particolare “il consigliere Milena Cecchetto per aver fortemente voluto questo evento qui, a palazzo Ferro Fini, luogo delle istituzioni, e Gino Cecchettin, per il coraggio della sua testimonianza”.
Ciambetti ha ricordato che “l’Assemblea legislativa veneta ha votato all’unanimità l’istituzione dell’Osservatorio regionale sulla violenza contro le donne, promosso dalla consigliera Camani, uno strumento utile per monitorare il fenomeno, a partire dall’analisi dei dati”.
“Le donne trasformano il dolore in una richiesta di giustizia, che si deve tradurre in azioni concrete – ha detto il presidente del Consiglio regionale – Ogniqualvolta una donna subisce violenza, è la società tutta che viene ferita. Non può esserci pace se si viola il diritto delle donne alla libertà. Il rispetto deve essere alla base di qualsiasi relazione e dobbiamo contrastare una sottocultura arcaica che viene alimentata tutte le volte in cui, solo per fare un esempio, accettiamo battute sessiste o minimizziamo la voce delle donne”.
Il Segretario Generale del Consiglio regionale, Roberto Valente, ha ricordato che “l’Ufficio di Presidenza ha istituito il premio ‘Giulia Cecchettin’ per premiare la migliore tesi di laurea magistrale sulla violenza di genere: gli elaborati dovranno affrontare il fenomeno sia nel contesto regionale del Veneto che in quello nazionale, esplorando, a titolo esemplificativo, aspetti come le cause socio-culturali, le conseguenze psicologiche e sociali, le politiche di prevenzione e intervento e le strategie di sensibilizzazione pubblica. È incoraggiato un approccio multidisciplinare che unisca prospettive legali, sociologiche, economiche, psicologiche e storiche. Il relativo bando è aperto da oggi, 28 novembre, fino all’8 marzo 2025. Il premio ammonterà a sette mila euro e gli elaborati verranno valutati da una apposita commissione esaminatrice, presieduta dal sottoscritto, composta dalle sette donne dirigenti dell’Assemblea legislativa veneta, sulla base di alcuni criteri: il rigore metodologico, la chiarezza espositiva, l’originalità dei contenuti, la qualità e l’utilizzo delle fonti. Mi auguro che questo premio, che conferma l’impegno storico della nostra istituzione nel promuovere la piena parità di genere, possa contribuire a rafforzare quel cambiamento culturale che è alla base della costruzione di una società veramente inclusiva e accogliente, che possa valorizzare le specificità di ogni persona, uomini e donne, in un clima di cooperazione. Fondamentale sarà l’apporto in tal senso fornito da scuole e università, per sensibilizzare le nuove generazioni. Dobbiamo consolidare quell’ondata di partecipazione emotiva di condanna al femminicidio e alla violenza sulle donne nata dall’esempio fornito da Gino ed Elena Cecchettin, i quali hanno saputo trasformare il loro enorme dolore in una presa di coscienza collettiva”.
L’assessore regionale alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin ha sottolineato l’importanza di formare “una rete trasversale impegnata nel contrastare la violenza di genere, che va dalle istituzioni alle Case rifugio, ai Centri antiviolenza, agli Sportelli, fino al lavoro quotidiano dei volontari. Solo operando in sinergia, come comunità coesa, si potrà fare un passo in avanti concreto verso l’eliminazione di questa vera e propria piaga sociale. Deve essere promossa la cultura dell’ascolto e del rispetto. Fondamentale è informare sul corretto linguaggio che dobbiamo utilizzare, oltre a fare formazione continua a tutti i soggetti coinvolti”.
L’assessore regionale alle Pari Opportunità Valeria Mantovan ha dato risalto al “coraggio dimostrato dal consigliere Silvia Cestaro per aver denunciato un caso di violenza subito: ha rotto un tabù, perché non è vero che una donna che denuncia è debole, anzi, manifesta tutta la propria forza. E come amministratori pubblici abbiamo il dovere di affermare che il problema della violenza di genere è una piaga di tutta la società. Siamo chiamati a intercettare i campanelli d’allarme, i segnali premonitori, abbattendo gli stereotipi, come quando pensiamo che se una donna ha fatto carriera è perché ha seguito delle ‘scorciatoie’, invece di ammetterne la bravura. Le donne non vanno tenute in scacco per ragioni economiche: da qui l’impegno della Regione del Veneto per farle diventare economicamente indipendenti, perché solo in questo modo esse saranno veramente libere. Va trovato anche un equilibrio tra vita privata e professionale. Va fatto sistema tra tutti i soggetti coinvolti, dobbiamo educare i ragazzi ad accettare i rifiuti, che non devono essere considerati un fallimento. Tutti uniti dobbiamo dire no alla violenza di genere e sostenere le donne accolte nei Centri antiviolenza regionali”.
Il consigliere regionale Milena Cecchetto ha ringraziato “tutti i presenti qui oggi, in primis Gino Cecchettin, per le testimonianze offerte quale contributo a una grandissima causa: quella di cercare di arrestare una vera e propria strage, rispetto alla quale abbiamo il dovere civile e morale di continuare a parlarne, non solo il 25 novembre, di analizzare il fenomeno e costruire iniziative legislative, e non, per estirpare questo cancro sociale. Oggi, con la grande affluenza in aula consiliare, abbiamo testimoniato la vicinanza delle istituzioni. Siamo chiamati a mettere in rete tutti i soggetti coinvolti nel contrastare la violenza di genere, dalle forze dell’ordine al mondo della scuola e dell’associazionismo, creando occasioni di confronto. La strada da fare è indubbiamente ancora lunga, ma abbiamo capito di essere partiti bene. Fondamentale è educare al rispetto tra le persone, a iniziare dall’età più fragile fino a quella adulta: deve passare il messaggio che le persone vanno rispettate e amate, non maltrattate. Credo che approvando in tempi celeri e all’unanimità la proposta della collega Camani di istituire l’Osservatorio regionale sulla violenza contro le donne, il Consiglio regionale abbia espresso un pensiero chiaro, forte e unitario per contrastare questa piaga sociale. È necessario monitorare con attenzione i cosiddetti ‘segnali deboli’ della violenza di genere, quando le donne si rivolgono alle forze dell’ordine, investire nella prevenzione e velocizzare i procedimenti. Tantissime donne soffrono per un amore malato che le umilia: può capitare a qualunque donna, di qualsiasi età, e le vittime devono comprendere che quel sentimento malato può essere manifestato da chiunque, anche dall’uomo apparentemente più mite e educato. E come istituzioni, come Politica, abbiamo il dovere di offrire alle donne tutti gli strumenti affinché esse non si sentano sole. Oggi siamo qui per tutte le ‘Giulie’, per tutte le donne vittima di violenza. Per far capire la gravità di questo fenomeno, non c’è una parola in grado di descriverlo appieno: un figlio che perde il genitore è un orfano, un marito o una moglie che perdono il consorte un vedovo/a, ma chi sono una mamma e un papà che perdono il figlio?”.
Per la Capogruppo Dem Vanessa Camani “è importante saper dare un nome al fenomeno della violenza contro le donne che troppo spesso viene banalizzato o frainteso, a volte anche volontariamente. Anche grazie all’Osservatorio regionale, dobbiamo raccogliere numeri e dati per supportare la conoscenza del fenomeno, che non colpisce in modo isolato, ad esempio per mano di un malato psicologico o di un ragazzo che non sa accettare un rifiuto, ma è molto serio e riguarda la costruzione stessa delle nostre comunità; un fenomeno che cerca di relegare la donna a ruoli subalterni e predefiniti e quando, per qualsiasi ragione, una donna cerca di ribellarsi a questo ruolo di sottomissione, viene punita e, a volte, la punizione è socialmente accettata e non riguarda solo i femminicidi, che rappresentano la punta dell’iceberg, ma si manifesta anche con abusi, discriminazioni, intimidazioni e umiliazioni. Cercare di cambiare una parte culturale significativa della nostra società richiede un grande lavoro e impegno. Il dolore dei familiari di Giulia è il nostro dolore da un anno. Da qui nasce idea di costituire l’Osservatorio, proprio per dare un nome agli abusi e alle discriminazioni contro donne e per cercare di trovare assieme soluzioni concrete per arrestare la violenza di genere. L’unanimità e l’empatia raccolti durante la discussione in Consiglio regionale rappresentano una prima importante conquista. Credo che sia sbagliato sostituire alla guerra degli uomini contro le donne un’alta guerra, quella tra le diverse parti politiche; dobbiamo impegnarci tutti per costruire una società veramente paritaria. Ed è giusto aver chiesto a Gino Cecchettin di ricoprire la carica di presidente onorario dell’Osservatorio perché nell’ultimo anno quest’uomo ci ha aiutato a trovare la forza per cercare di mettere in atto questo cambiamento culturale”.
Il Sottosegretario del ministero alla Giustizia, Ostellari, collegato da remoto, ha posto l’accento sull’“importanza della prevenzione, attraverso leggi, come il ‘Codice Rosso’ e le successive modifiche che hanno rafforzato questo strumento nel corso del tempo, frutto anche di interventi in Parlamento che hanno visto la condivisione di tutte le forze politiche. Ma per dare concretezza alle normative servono strumenti e risorse umane: occorre rafforzare gli organici delle forze dell’ordine e dei magistrati, implementare tutta la famiglia della Giustizia e in questo senso ci siamo già mossi con appositi concorsi. È altresì necessario lavorare sotto l’aspetto culturale per contrastare la violenza di genere, a partire dalle famiglie e dalle scuole, per insegnare e trasmettere ai più giovani la cultura del rispetto e che i rifiuti, i no, vanno accettati”.
Gino Cecchettin offrendo la propria testimonianza ha posto l’accento sul fatto che “dietro a ogni femminicidio c’è una vita spezzata, una famiglia che soffre. Solo ora mi rendo conto di questo, prima non avevo recepito appieno la portata del fenomeno, pur essendo una persona perbene. Ora che ho le forze e la piena coscienza di cosa è realmente successo, sento il dovere di impegnarmi: ecco perché ho istituito la Fondazione. Cerchiamo di creare qualcosa di positivo, valore, di salvare qualche vita. Vogliamo dedicarci a un percorso proattivo, per combattere la violenza di genere a iniziare dalla prevenzione, educando a quei valori che si basano sul rispetto e l’altruismo. Bisogna investire nella formazione e nella sensibilizzazione delle nuove generazioni che saranno i genitori di domani. E mi ha fatto molto piacere che le istituzioni si siano unite in un ‘momento di rumore’: un segnale forte che testimonia l’acquisita consapevolezza che è giunto veramente il momento di fare qualcosa, oltre alle ideologie politiche, ponendo alla base il rispetto reciproco e il valore della vita, per far nascere relazioni sane. Dobbiamo infondere coraggio a quelle donne che non hanno i mezzi e la forza per denunciare il loro aggressore, o magari che hanno paura, per sé e i figli. Chi ha le capacità deve dare qualcosa in più e offrire un aiuto concreto a chi sta soffrendo. E ai maschi dico ‘provate a mettervi nei panni delle donne, delle vostre amate, a sentire sulla vostra pelle le prevaricazioni, le mancanze di rispetto, le battutine sessiste che magari avete fatto in alcuni momenti della vostra vita’.
Il Tenente Colonnello Giuseppe Battaglia, comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Venezia, ha affermato che “la tutela delle donne contro ogni forma di violenza rappresenta l’assoluta priorità per l’Arma dei Carabinieri. Siamo impegnati soprattutto nel fare prevenzione: monitoriamo costantemente la situazione dei cosiddetti ‘reati spia’, che sono gli indicatori di una possibile violenza di genere: atti persecutori, violenze sessuali e maltrattamenti in famiglia. Non dobbiamo abbassare la guardia perché questo tipo di reati è in aumento, anche in Veneto, ma i dati che abbiamo in mano possono offrire anche un motivo per essere ottimisti, nel senso che le donne sono maggiormente propense a denunciare le sofferenze patite. Abbiamo tre asset strategici: prevenzione, repressione e formazione del personale. Abbiamo costruito sezioni altamente specializzate in atti persecutori, abbiamo formato una rete di monitoraggio nazionale per contrastare la violenza di genere. Credo che sia fondamentale sapersi relazionare alle vittime, metterle a proprio agio, ascoltarle e usare un linguaggio appropriato. Investiamo molto a livello di informazione, con campagne di sensibilizzazione svolte in particolare nelle scuole, importanti in quanto grazie a esse veicoliamo ai giovani la cultura del rispetto dell’altro e della legalità. Anche grazie ai nostri canali Social e ad apposito materiale informativo cerchiamo di incoraggiare le vittime a sporgere denuncia e ad affidarsi alle forze dell’ordine, con tempestività. Offriamo alle donne consigli utili e indicazioni in ordine a chi potersi rivolgere. Mettiamo a loro disposizione un test di autovalutazione per capire l’effettiva portata della violenza subita, nonché uno smartwatch in grado di lanciare tempestivamente l’allarme, indirizzato alla Centrale operativa di riferimento, con tanto di geolocalizzazione”.
Luca Palmieri della Polizia di Stato ha sottolineato come sia “importante che le donne denuncino. È fondamentale sostenere queste donne coraggiose lungo tutto il loro percorso verso la piena consapevolezza di essere solo delle vittime. Strategica è l’attività di prevenzione, in primis con l’ammonimento degli autori di qualsiasi forma di violenza. Serve mantenere un contatto istituzionale con i Centri antiviolenza, che possono offrire un supporto fondamentale, e fare rete per offrire ai cittadini un’esistenza libera e dignitosa”.
Alessandro Moscatelli, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Vicenza, ha chiarito come “il diritto alla difesa, anche dei carnefici, è uno dei pilastri della nostra architettura costituzionale che va preservato a tutti i costi. Vanno evitate strumentalizzazioni. Dobbiamo comprendere che il fenomeno della violenza di genere, purtroppo in crescita, è di tipo culturale. Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che l’errore va accettato, che il no e l’essere rifiutati non significa considerarsi persone inferiori, far loro comprendere come le donne siano esseri liberi: di parlare, di agire e di vestirsi come meglio credono. Serve un forte impegno per valorizzare le relazioni interpersonali, a partire da quelle familiari. Credo che abbiamo sempre più bisogno di figure miti e decise come quella di Gino Cecchettin”.
Loredana Daniela Zanella, presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità, ha subito chiarito come “la violenza di genere è un problema di tutta la società”. “Possiamo fare un importante passo in avanti solo quando ci renderemo conto che tutti siamo chiamati a combattere questa piaga sociale – ha aggiunto – Dobbiamo costruire, soprattutto tra i giovani, una mentalità nuova, priva di violenza, attraverso un percorso formativo di accettazione dell’altro e delle sue differenze. E la famiglia e la scuola sono strategiche in tal senso, perché è al loro interno che si sviluppano le relazioni con l’altro, che devono essere positive e collaborative. È necessario affrontare queste tematiche in modo continuativo e capillare, a partire dalle scuole dell’infanzia perché è dai tre anni di età che inizia a formarsi l’identità di una persona. E vogliamo che nelle scuole si insegni anche l’amore”.
Mariangela Zanni, presidente del Centro Veneto ‘Progetti Donna’, ha ricordato che “dal 2013, con la legge regionale n. 5, viene riconosciuto il grande lavoro portato avanti dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio e il dovere della Politica di finanziare queste strutture. Ma servono maggiori risorse finanziarie per poter lavorare con efficacia, in collaborazione con la rete territoriale. Viene richiesto grande impegno e professionalità per accompagnare le donne lungo un percorso che le porti ad avere consapevolezza della violenza subita, offrendo alle vittime sostegno psicologico e anche un orientamento lavorativo”.
Written by: Redazione
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