Dalla città metropolitana

Cinque anni fa l’”Acqua Granda”. Zaia, “Dall’esperienze del passato un impegno della Regione che ha dato già risultati nei più recenti eventi atmosferici estremi”

today10 Novembre 2024 33 5

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“Sono trascorsi cinque anni ma le immagini di Venezia inondata come raramente era successo e quelle di intere zone del Veneto drammaticamente devastate sono ancora stampate nella nostra memoria. Neanche la lunga tragedia pandemica che si è rivelata dopo pochi mesi le ha cancellate. In queste ore ripensiamo alla paura, alla preoccupazione per i tesori artistici, alla fragilità di un equilibrio unico a mondo. Ma anche alla forza della nostra gente, alla sua capacità di resilienza, a quella determinazione a non arrendersi che, ancora una volta, ha visto tutti rimboccarsi le maniche per superare rapidamente l’emergenza e guardare al futuro”.

“Come nel 1966, anche in quel 12 novembre 2019 fu rispolverato il termine ‘acqua granda’ – sottolinea il Governatore -. Ricordo i vaporetti alla deriva, ampie zone di Venezia trasformate in enormi torrenti vorticosi, i locali e le attività commerciali gravissimamente danneggiati così come le abitazioni. Immagini incredibili che confermavano come l’acqua alta avesse raggiunto i 187 centimetri. Altre testimoniavano la devastazione del litorale veneto, lungo il quale solo a Bibione erano stati erosi 100.000 metri cubi di spiaggia, a Jesolo un chilometro di lungo mare, intere spiagge in Polesine con gravi devastazioni nella Sacca di Scardovari. Nemmeno le Dolomiti, ancora ferite dalla furia di Vaja un anno prima, sono state risparmiate con Misurina rimasta isolata, la circolazione interrotta nell’Agordino, il lago di Alleghe non esondato per miracolo. L’unità di crisi della Protezione civile regionale, era da subito al lavoro, affiancata dall’immancabile esercito del volontariato: con orgoglio ho visto che ancora una volta la nostra gente si era già rimboccata le maniche e messa al lavoro prima ancora di indicazioni o direttive”.

“L’esperienza di cinque anni fa, così come quelle di Vicenza nel 2010, di Vaja e altre calamità sono state una lezione indimenticabile dalle quali capire la giusta direzione per il Veneto nella difesa del suolo. In questi anni il Mose ha confermato la sua utilità nella protezione del centro storico di Venezia dai picchi di marea consentendo di guardare con maggior serenità alla secolare minaccia dell’acqua alta. In un’ottica più estesa, l’impegno della Regione sul territorio per una sempre maggiore messa in sicurezza si è già tradotto in 560 milioni di euro investiti per realizzare 23 bacini di laminazione di cui 10 già completati. Azioni che hanno già dato prova di efficienza nella difesa da rischio idraulico in occasioni di recenti eventi atmosferici estremi”.

Written by: Redazione

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