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In Veneto non arriva nei rubinetti il 42% dell’acqua immessa nella reta

today3 Agosto 2024 59

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In Veneto ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili ne arrivano all’utente 57,8; gli altri 42,2 si perdono lungo le tubazioni che in alcuni territori della nostra regione non godono di buona salute. Un dato, quello veneto, praticamente in linea con quello medio nazionale. In termini assoluti ogni giorno nella nostra regione si immettono nella rete idrica circa 1,75 miliardi di litri d’acqua, mentre la dispersione ammonta a 740 milioni di litri.

Tra i sette comuni capoluogo di provincia presenti in regione la situazione più critica è presente a Belluno, dove il 64,2 per cento dell’acqua immessa in rete non arriva nei rubinetti delle utenze presenti in città.  A fronte di 678 litri d’acqua giornalieri per abitante immessi nella rete, 435 si perdono per strada. Tra i 109 comuni italiani monitorati in questo approfondimento, Belluno si colloca al 10° posto.

Va detto che, in linea di massima, la dispersione è riconducibile a più fattori: alle rotture presenti nelle condotte, all’età avanzata degli impianti, ad aspetti amministrativi dovuti a errori di misurazione dei contatori e agli usi non autorizzati (allacci abusivi).  Va altresì segnalato che la presenza di fontanili nei centri urbani, soprattutto nelle zone di montagna, può dar luogo a erogazioni considerevoli e di conseguenza a elevate perdite[1]. Nelle campagne, inoltre, i fontanili sono degli abbeveratoi in muratura che servono a dissetare gli animali.

Dopo il capoluogo dolomitico troviamo il comune di Venezia che presenta una perdita del 41,7 per cento (44° posto a livello nazionale), Rovigo con il 37,4 per cento e Verona con il 34,9 per cento. Le realtà più virtuose, invece, sono Padova con una perdita del 30,6 per cento, Vicenza con il 21 per cento e, infine, Treviso con il 18,4 per cento (vedi Tab. 1). I dati sono stati riportati dall’Ufficio studi della CGIA. 

 

·        Siamo il Paese più “idroesigente” d’Europa

Il nostro prelievo idrico nazionale ammonta a 40 miliardi di metri cubi all’anno. Di questi, il 41 per cento è in capo all’agricoltura (16 miliardi di metri cubi), il 24 per cento viene impiegato per usi civili (9,5 miliardi di metri cubi), il 20 per cento per l’industria (8 miliardi di metri cubi) e il 15 per cento per produrre energia elettrica (6,5 miliardi di metri cubi)[2].  Siamo il Paese più “idroesigente” d’Europa, seguono a distanza la Spagna (poco più di 30 miliardi di metri cubi) e la Francia (quasi 27 miliardi di metri cubi). Sia in agricoltura che nell’industria siamo il Paese che registra i consumi idrici più elevati di tutti. Infine, in merito all’uso civile della risorsa idrica in Italia consumiamo 25 milioni di metri cubi al giorno. I destinatari di questa risorsa non sono solo le famiglie, ma anche le piccole imprese, gli alberghi, i servizi, le attività commerciali, produttive, agricole, e industriali collegati direttamente alla rete urbana. Tra questi consumatori vanno incluse anche le strutture pubbliche, come le scuole, gli uffici, gli ospedali, etc. 

 

·        La Basilicata è la regione più sprecona, il Veneto è in media nazionale

A livello regionale la situazione più critica si registra in Basilicata. In quest’area le perdite d’acqua su quanto immesso in rete sono state pari al 65,5 per cento[3]. Seguono l’Abruzzo con il 62,5 per cento, il Molise con il 53,9 per cento, la Sardegna con il 52,8 per cento e la Sicilia con il 51,6 per cento. Il Veneto si colloca a metà classifica con una perdita del 42,2 per cento. Per contro, la Lombardia con il 31,8 per cento, la Valle d’Aosta con il 29,8 e l’Emilia Romagna con il 29,7 per cento sono le aree più virtuose del Paese (vedi Tab. 2).

 

·        Estrattivo, tessile e petrolchimico le realtà produttive più penalizzate

La crisi idrica sta colpendo duro non solo il mondo dell’agricoltura, dell’allevamento e il sistema ricettivo, ma anche le piccole imprese che operano nei comparti manifatturieri con la maggiore intensità di utilizzo dell’acqua. Tra i settori più idroesigenti, segnaliamo l’estrattivo, il tessile, il petrolchimico, le pulitintolavanderie, il farmaceutico, la gomma, le materie plastiche, il vetro, la ceramica, il cemento, la carta e i prodotti in metallo. 

 

·        Dal PNRR oltre 5,3 miliardi

Per la realizzazione di nuove infrastrutture idriche primarie, la riparazione, la digitalizzazione e il monitoraggio integrato delle reti idriche per diminuire le perdite d’acqua, il potenziamento e l’ammodernamento del sistema irriguo nel settore agricolo e per la depurazione delle acque reflue da riutilizzare in agricoltura e nel settore produttivo, il PNRR ha messo a disposizione ben 4,3 miliardi di euro. A questi va aggiunto un altro miliardo che nello scorso mese di maggio è stato assegnato al Ministero delle Infrastrutture per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione. Soldi che dobbiamo spendere bene e in fretta se vogliamo finalmente tappare tutte le falle che sono presenti nella nostra rete idrica. 

 

·        Investire nei dissalatori? In Veneto c’è a Taglio di Po’

Soluzioni miracolistiche non ce ne sono, ma se vogliamo dare acqua a una parte importante del Paese che nei prossimi anni rischia la desertificazione potrebbe non essere sufficiente creare nuovi invasi, razionalizzare i consumi e mettere a nuovo la rete di distribuzione. Come hanno fatto con successo l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, Israele e in parte anche la Spagna, non è da escludere che anche l’Italia debba investire nei dissalatori. Certo, le controindicazioni non mancano: come l’elevato consumo di energia elettrica che caratterizza questi impianti; l’impatto che queste strutture hanno sul paesaggio e i problemi di smaltimento dei prodotti chimici che sono utilizzati per desalinizzare l’acqua. Tuttavia, gli impianti di ultima generazione hanno, almeno in parte, superato molti di questi problemi ambientali. Segnaliamo che a Taglio di Po’, in provincia di Rovigo, è attualmente attivo un dissalatore mobile noleggiato, per un periodo di due anni, dalla Spagna. E sebbene gli impianti in funzione nel nostro Paese siano di piccola dimensione, quelli realizzati nell’Isola del Giglio (GR), a Ustica (PA) e a Ponza (LT) hanno sin qui ottenuto dei risultati interessantissimi.

Written by: Redazione

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