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Nel 2023, molte famiglie dell’Ulss 3 Serenissima hanno dovuto pagare di tasca propria l’intera retta dei familiari prevista per le case di riposo. Motivo? La mancanza di disponibilità d’impegnative di residenzialità finanziate. Sono i dati in possesso di una ricerca svolta da Fnp Cisl Venezia, dove emerge chiara la sofferenza di parecchi nuclei nel saldare la quota mensile. Una situazione che, a partire da luglio scorso, ha obbligato tante persone a farsi carico dell’intera somma di ricovero, diversamente suddivisa fra la quota alberghiera a carico dell’utente e quella socio-sanitaria di competenza della Regione Veneto.
Ma non solo, perché un altro elemento appare sempre più evidente e marcato: lo sbilanciamento della disponibilità dell’offerta del privato sul pubblico. E nel 2024 non ci sono elementi rassicuranti, nonostante un aumento di risorse.
Se prendiamo l’importo regionale destinato all’Ulss 3 a finanziare per l’anno in corso la residenzialità per i non autosufficienti (Dgr n. 996 del 9 agosto 2022 e Dgr n. 1558 del 12 dicembre 2023), è pari a 88.378.930 euro, aumentato di poco più di 8,4 milioni rispetto al 2023 (79.972.492,10 euro). E questo potrebbe essere sufficiente a coprire, secondo le stime di Fnp Cisl Venezia, fino a un massimo di 4.644 impegnative; il risultato è ottenuto dalla divisione proprio dei 88.378.930 euro per i 366 giorni solari del 2024, divisi ancora per 52 euro, cioè la quota giornaliera d’impegnativa di residenzialità riconosciuta per ogni anziano non autosufficiente. Ma in base ai Piani di zona (PdZ) 2023-2025, per l’Ulss 3 sono previsti 4.796 posti autorizzati/accreditati (somma dei posti esistenti e quelli in programmazione): ciò significa, che centinaia di persone potrebbero essere costrette a pagare la retta piena. E qui ritorna in gioco la differenza di costi da sostenere tra pubblico e privato; se nel primo caso, l’esborso della media del 2023 in regime non convenzionato è stato di 84,92 euro al giorno per anziano (ovvero 30.995,8 euro annui), nel secondo si sale a 99,20 euro quotidiani (ossia 36.208 euro annui). Una differenza di 14,28 euro al giorno, che in dodici mesi significano 5.212,2 euro in più. «Analizzando i dati – spiega il Segretario di Fnp Cisl Venezia Luigino Michelon – i timori sono concreti: nell’ultimo semestre dello scorso anno, molte famiglie sono state costrette a mettere mano al portafogli perché le coperture della Regione erano terminate. E dai primi dati in nostro possesso relativi all’inizio del 2024 sugli accoglimenti all’interno delle strutture, permane una quota-parte di regime non convenzionata. Tradotto: più nuclei dovranno ancora pagare di tasca propria, se alla lunga la Regione non dovesse prendere degli adeguati provvedimenti. Un problema che rischia seriamente di aggravare la tenuta socio-economica delle famiglie». Sempre secondo i dati della Fnp Cisl Venezia, il Piano di Zona 2023-2025 prevede dei nuovi Centri servizi anziani nel territorio dell’Ulss 3; il che non dovrebbero essere visti con timore, poiché vanno a colmare la differenza tra i posti letto disponibili e quanti sono previsti come fabbisogno teorico nel breve periodo. «Invece potrebbero essere fonte di preoccupazione – continua Michelon – perché con la presenza di strutture private e senza azioni correttive e concrete, parte del costo della retta sanitaria graverà sulle famiglie. Ricordo che già oggi il sistema denuncia che le impegnative di residenzialità, non coprono il 100 per cento dei posti accreditati e occupati da anziani non autosufficienti». In queste settimane, Fnp Cisl Venezia sta recependo anche i timori dei sindaci del Veneziano durante gli incontri per la contrattazione sociale unitaria.
«I Comuni si stanno accollando altre spese – fa sapere Michelon – per andare incontro a quelle famiglie che non riescono a far fronte al pagamento delle rette. Dunque, si sta aggravando la tenuta del tessuto comunitario». Dario De Rossi, della Segreteria della Cisl di Venezia, lancia un appello alla Regione. «Servono più fondi a disposizione per coprire le esigenze di chi usufruirà delle case di riposo – suggerisce – o, in alternativa studiare nuovi modelli, che superino l’attuale onerosità incentrata sui centri servizi. Un’idea potrebbe essere di istituire un contributo regionale aggiuntivo sulla quota alberghiera in base ai parametri Isee per andare incontro alle famiglie in difficoltà. Da parte nostra, c’è la massima disponibilità nel voler condividere proposte e trovare le soluzioni più adatte».
Written by: Redazione
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