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today21 Aprile 2023 238 1
Finalmente qualcosa inizia a muoversi, dalle parti del deposito di gpl in Val da Rio a Chioggia. L’incontro degli scorsi giorni tra l’Autorità Portuale, il comitato civico che si è opposto alla costruzione e l’amministrazione comunale clodiense è stata la prima azione da quando, lo scorso anno, l’UNESCO ha chiesto all’ente locale di smantellare l’impianto per continuare a usufruire della protezione internazionale della laguna. «Sono stati quasi due anni di stallo -commenta Daniele Stecco, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio comunale- che non hanno visto alcun passo avanti. Anzi, nella cittadinanza cominciava a montare la paura di un passo indietro».
Nel gennaio 2022 l’impresa fidentina Socogas si era vista respingere dal TAR del Veneto ben cinque ricorsi amministrativi contro la Capitaneria di Porto, il Ministero per lo Sviluppo Economico, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e l’Autorità Portuale stessa, nonché contro il decreto interministeriale n.173/2020 (già decreto “Agosto”), che stabiliva ex post come la costruzione di siti pericolosi insistenti in zone tutelate dall’UNESCO -e la laguna veneta lo è- fosse vietata.
«Il fatto che Costa Bioenergie stia accettando il risarcimento statale di 29 milioni, determinato da un’apposita commissione -osserva Erika Baldin, capogruppo del M5S a palazzo Ferro Fini- lascia pensare che l’azienda non abbia avanzato ricorso in secondo grado al Consiglio di Stato, che sarebbe stata una causa “temeraria». Tuttavia la consigliera regionale ricorda che «lo stop all’entrata in funzione del deposito è dovuta al comma 95 del decreto Agosto, emanato dal governo Conte II grazie alla volontà politica del MoVimento e della sua maggioranza».
Anzi, Baldin torna alla genesi del progetto: «Rimane ancora da stabilire la responsabilità politica che ha portato Chioggia a rischiare seriamente di avere un impianto del genere a 300 metri dal centro abitato. Non possiamo ingenuamente lasciar passare tutto in cavalleria, ed è ora che si conosca chi ha voluto quel deposito, chi ha appianato gli ostacoli, se esiste una filiera politico-imprenditoriale ben precisa che si è dovuta fermare solo davanti all’azione politica del M5S e dei suoi alleati. Dev’essere chiaro che loro lo hanno installato, noi lo abbiamo rimosso».
Ora è tempo di occuparsi del futuro: cosa ne sarà dell’area ora occupata dai tre “bomboloni”, quando verranno trasportati altrove? «Già durante l’amministrazione 5 Stelle -conclude Stecco- e nella successiva in campagna elettorale eravamo stati chiari, stanziando anche dieci milioni di euro. Per noi la zona di Val da Rio ben si presta a ospitare l’auspicato trasloco del mercato ittico all’ingrosso, all’interno di un polo integrato che deve comprendere lo sviluppo di imprese della conservazione e della trasformazione della materia prima, marina e lagunare (pesce, crostacei, molluschi), rinverdendo una tradizione che a Chioggia aveva messo piede nel dopoguerra. Questa è la naturale destinazione, non altre».
Written by: Redazione