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“Oggi si apre la strada a una nuova visione di ciclabilità, nella quale la bicicletta diventa un mezzo al servizio di cittadini, turisti e imprese. Il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica è il primo piano di mobilità lenta con una visione territoriale a 360°, ma soprattutto un progetto destinato a lasciare un segno sul territorio e un lascito dal valore culturale, ambientale, turistico ed economico”.
Con queste parole la Vicepresidente e Assessore alle Infrastrutture e Trasporti del Veneto, Elisa De Berti, commenta l’adozione, da parte della Giunta, del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica (PRMC), che domani sarà illustrato ai componenti della Seconda Commissione del Consiglio Regionale. Il provvedimento è stato adottato al termine di una serie di incontri di concertazione, partecipazione e consultazione con enti, soggetti pubblici competenti in materia ambientale e principali stakeholder.
Il PRMC individua una rete ciclabile per un totale di quasi 2.000 km, suddivisa fra dorsali di terra e di acqua. Quelle di terra sono 4:
Quelle di acqua sono 8:
L’intero sistema ciclabile regionale è predisposto assumendo e valorizzando gli itinerari della Rete ciclabile nazionale “Bicitalia”. Il piano, redatto con cadenza triennale partendo dalle indicazioni del Piano Regionale dei Trasporti (PRT) in coerenza con il Piano Generale della Mobilità Ciclistica (PGMC), propone un modello di gestione della rete sia su scala territoriale, sia a livello di singola ciclovia. L’attività di coordinamento su scala territoriale spetterà all’Ufficio di coordinamento e all’Ufficio della Ciclabilità, mentre sulla singola ciclovia la competenza sarà degli Enti Gestori. A questi soggetti, si affianca l’istituzione del Tavolo Tecnico in materia di mobilità ciclistica e dell’Osservatorio permanente della mobilità.
Gli obiettivi fondamentali del Piano sono 5: realizzare un sistema di ciclovie regionali di media/lunga distanza (>100-150 km) capaci di stabilire collegamenti a più scale e integrato con gli altri sistemi di mobilità (ferro, acqua, gomma); avviare modelli di gestione coordinata delle ciclovie regionali durante tutte le sue fasi; sostenere processi sostenibili di sviluppo locale attraverso infrastrutture ciclabili di lunga distanza capaci di generare posti di lavoro e alimentare le economie locali; riavvicinare i cittadini al paesaggio, favorendone nuove forme di fruizione in bicicletta; innescare un cambiamento culturale che individui nelle dorsali ciclabili i capisaldi di un progetto di territorio costituito da interventi infrastrutturali e da relazioni materiali/immateriali consentano la rigenerazione dei territori.
“Il PRMC non è semplicemente un documento tecnico bensì uno strumento lungimirante grazie al quale la mobilità ciclistica potrà essere concepita sia in termini infrastrutturali che turistico–ambientali, rivolgendosi ad una trasversalità di fruitori. Dobbiamo imparare a cambiare il modo tradizione di guardare alle due ruote: la bicicletta non è solo un mezzo di trasporto o di svago ma è uno strumento prezioso per innescare processi di rigenerazione dei territori e per favorire un’innovazione culturale. E sono particolarmente orgogliosa poiché il suo valore è stato compreso e la sua adozione è stata frutto di un lavoro di sinergia tra i soggetti istituzionali, gli operatori della mobilità e gli stakeholders. Al termine di questo lavoro il documento sarà sottoposto all’approvazione del Consiglio Regionale, una volta passato il vaglio della Commissione Valutazione Ambientale Strategica”, conclude la Vicepresidente De Berti.
Written by: Redazione