Dalla città metropolitana

Emergenza idrica, Cia Venezia chiede ai Comuni della Città Metropolitana di adottare i Piani delle Acque

today30 Luglio 2022 75

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«Chiediamo l’impegno e il contributo dei Comuni nella gestione della emergenza idrica, non si può chiedere solo agli agricoltori di intervenire». Federica Senno, presidente di CIA Venezia, lancia un appello alle amministrazioni comunali della Città Metropolitana affinché intervengano direttamente in questa estate siccitosa.

«Ieri il Governo ha nominato commissario all’emergenza idrica il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha subito affidato al direttore di Veneto Agricoltura Nicola Dell’Acqua il ruolo di Soggetto Attuatore per il coordinamento e la gestione delle attività commissariali. Abbiamo quindi un punto di riferimento preciso e con poteri commissariali. È l’occasione, per i Comuni, di adottare quello che hanno indicato nei propri Piani delle Acque. Ogni amministrazione, infatti, si è dotato negli anni scorsi di questo importante strumento di pianificazione e gestione della rete idrica: è ora di dare corpo a quei progetti».

CIA Venezia ricorda infatti che soltanto il 30% delle acque irrigue è destinato all’agricoltura. «Il dato è dell’ANBI – conferma la presidente Senno – che ci ha spiegato che il restante 70% è destinato ad operazioni ecosistemiche. Il nostro territorio è caratterizzato dall’acqua, la sua mancanza riguarda tutti, le ripercussioni sono sulla nostra quotidianità. In Riviera del Brenta, solo per fare un esempio, sono state annullate decine di gite in barca sul Naviglio, che è in secca. A Caorle, invece, domenica 24 luglio, si è misurata una risalita del cuneo salino dalla foce del Livenza fino all’impianto di Boccafossa ed oltre. La riduzione di pressione è tale che l’acqua non raggiunge i piani alti degli edifici».

Una situazione che richiede un impegno congiunto. «Attraverso l’irrigazione di precisione, negli ultimi anni, siano arrivati a ottenere fino al 50% di risparmi nell’utilizzo di acqua. La Regione dice che le aziende agricole devono arrangiarsi e pensare per sé a creare piccoli invasi, non considerando almeno tre aspetti: che questi manufatti tolgono spazio alle coltivazioni (riducendo il reddito degli agricoltori), che sono costosi e soprattutto che gli eventuali benefici non ricadrebbero solo all’interno delle aziende, ma sarebbero a vantaggio di tutta la comunità. Per questo – conclude Senno – ci auguriamo che i Comuni facciano la loro parte, così come noi siamo pronti a fare la nostra».

Written by: Redazione

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