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“Il dramma della situazione idrica è da settimane sotto gli occhi di tutti. Bacini secchi che diventano guadi pedonali, terreni riarsi, canali non navigabili: la Protezione Civile del Veneto ha dichiarato lo stato di allarme climatico per disagio fisico in questo fine settimana, mentre le associazioni degli agricoltori si stanno mobilitando per comprendere come fronteggiare l’emergenza”. A dirlo, la Consigliera regionale del Movimento 5 StelleErika Baldin che aggiunge: “Destano allarme le condizioni che si registrano soprattutto alle foci del Brenta, dell’Adige e del Po dove il cuneo salino risale, mettendo a rischio la continuità delle coltivazioni. Chiedo pertanto alla Regione del Veneto di impegnarsi lungo tre versanti, diversi, ma univoci, al fine di mitigare gli effetti del ‘climate change’. I rimedi progettati dal progresso ingegneristico avanzano a rilento, per motivi diversi e spesso legati alle lungaggini burocratiche, quando non ci si mettono di mezzo resistenze particolari, e a chi vive del frutto dei campi non resta che dismettere le irrigazioni”.
“Il tema – puntualizza l’esponente pentastellata – è lo sbarramento atto a neutralizzare gli effetti della risalita dell’acqua marina nell’Adige, tra i fondi di Cavanella d’Adige e Rosolina: il progetto è giunto all’acquisizione dei pareri preventivi di tutti gli enti coinvolti. Nei prossimi giorni avrà luogo a Roma una seduta del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, utile anche a calcolare i possibili tempi d’appalto. Si parla della primavera del 2023: occorreranno due anni per realizzare l’opera, se non incombono ulteriori aumenti di spesa e difficoltà nel reperire le materie prime, dato il concatenarsi delle crisi attuali. Chiedo alla Regione, quindi, di esprimere il proprio assenso al progetto nei modi e nei tempi i più veloci possibili perché le comunità locali e gli agricoltori non possono più aspettare oltre. I tecnici del Consorzio di bonifica Adige Po sono stati infatti categorici nell’illustrare l’impraticabilità operativa delle alternative promosse in queste ore, dalle palancole a una diga nel mezzo del fiume, all’aumento del pompaggio dall’impianto di Ca’ Nordio. L’urgenza del momento impone di valutare ogni possibile apporto per fronteggiare la questione qui e ora. Nel corso dell’incontro dello scorso venerdì presso l’Autorità di Bacino, i vertici regionali sono riusciti a ottenere l’erogazione di 150 metri cubi al secondo di acqua dai serbatoi trentini di Ponte San Lorenzo, ma queste cifre continuano a essere insufficienti per il fabbisogno dei veneti. Serve infatti che, appellandosi al principio di solidarietà tra confinanti, venga garantita la sopravvivenza delle terre a valle riducendo la portata a monte oltre il 30% ‘strappato’ nella seduta”.
“Ma c’è un ulteriore elemento da aggiungere – sottolinea la Consigliera – l’unica soluzione temporanea che potrebbe rivelarsi agibile consisterebbe nell’allestimento di una o due draghe, necessarie a condurre l’acqua (centinaia di litri al secondo) dal fiume all’idrovora della Busiola di Ca’ Lino. Il costo della loro attivazione ammonta a circa mille euro al giorno: l’investimento di un milione di euro, da reperire con assestamenti al bilancio regionale, solleverebbe non poco l’economia delle aree lambite dall’Adige (area metropolitana meridionale di Venezia, Polesine, bassa Padovana) e mitigherebbe lo sconforto delle imprese agricole che continuano a resistere. Sempre per il futuro, non escluderei l’ipotesi di ripristinare anche il progetto di un secondo ponte carrabile, 600 metri più a valle dell’attuale, prospettato nel 2019 durante una iniziativa pubblica a Rosolina, e fondato proprio sopra il prossimo sbarramento anti-cuneo: esso fungerebbe da valvola di sfogo alla Romea e da moltiplicatore di fluidità turistica tra la Laguna sud e il Delta del Po”.
“Nonostante il progetto odierno si limiti al mero sbarramento al cuneo (l’attuale barriera anti-sale non può essere rialzata) – prosegue la Consigliera – ulteriori richieste di finanziamento consentirebbero di poter contare su due corsie per i veicoli larghe 8 metri, più 3 metri per la pista ciclabile. Il ponte poggerebbe direttamente sui due argini, senza altre campate, e sarebbe alto 6 metri sopra il pelo dell’acqua. Le paratoie sotto il ponte, necessarie a bloccare il cuneo salino, verranno abbassate usando alcune carrucole. Inoltre verrebbero raccolti tutti i rifiuti galleggianti prima che arrivano alla foce, e ci sarà una conca di navigazione non governata da presenza umana”.
“La vicinanza politica tra le due attuali amministrazioni comunali di Chioggia e di Rosolina, più volte sbandierata come ‘filiera’ con la Regione del Veneto – conclude Baldin – dovrebbe rendere agevole la costruzione dei collegamenti e delle rampe arginali. Invito dunque i due enti a formalizzare le richieste per gli opportuni finanziamenti all’opera”.
Written by: Redazione