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Esce, oggi, martedì 3 maggio, l’autobiografia di Luciano Ligabue: Una storia (Mondadori).
C’è un intero universo, circoscritto e infinito, nella narrazione autobiografica di Luciano Ligabue. Sessant’anni di vita che, in virtù di una scrittura in stato di grazia, si elevano a vera e propria storia, tutta da leggere, tutta da rivivere.
Una storia, questo il titolo che Luciano Ligabue ha scelto, perché questo libro è sia la sua storia, quella più intima, personale e famigliare, sia un meraviglioso racconto che abbraccia la provincia italiana, dagli anni Sessanta ad oggi. Affrontando per iscritto il bilancio della sua esistenza, con l’eclettismo artistico che gli è proprio, il Liga esce dai comodi confini del classico resoconto biografico e tratteggia magistralmente situazioni, luoghi e persone, donando loro una dimensione romanzesca. Li fa vedere, toccare e conoscere.
È tutto un prato. È tutto un prato con noi sopra. Sappiamo di selvatico, di erba medica, di fossi e di sudore seccato. Di fuga da un altro guaio. Dopo aver corso come Domenghini, ci lasciamo cadere a pancia in giù, tiriamo il fiato e l’aria sa di terra. Quando ci giriamo vediamo un pomeriggio che non finisce mai.
E invece finisce e ci fa lasciare sempre qualcosa a metà. I bagni in mutande nei canali, le gogne inflitte e subite, le gare in bici fino al cartello, la testa sotto la fontana con l’acqua che sa di ferro, le cerbottane e le fionde, le manate ai campanelli, la fitta al cervello per il morso al ghiacciolo. Le strisce di verde che non vengono mai via.
Segno le braghe a mia madre e le dico: «Non stare a lavarle, le rimetto così fino a quando ricomincia scuola».
«Tant t’è bel li stes» sorride lei, sei bello lo stesso.
La Rina che mi perdona sempre.
La storia di Luciano Ligabue, alla fin fine, non è altro che “una storia”, ma di quelle che ne contengono cento, e altre cento ancora. Come dice lui stesso: “Nessun libro può contenere la vita di qualcuno. Ma i ricordi che contano sì. Con quelli ci si può provare.”
Written by: Redazione