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Sono 18 (su 34) i Comuni nei quali Veritas gestisce il ciclo integrato dei rifiuti e l’igiene urbana che nel 2020 hanno fatto registrare una percentuale di raccolta differenziata superiore all’80%. Altri 12, invece, hanno superato il 75%.
Questo ha consentito far arrivare al 73,31% la media del territorio di Veritas, con un aumento di quasi 3 punti rispetto al 70,74% del 2019.
Tra i comuni più virtuosi quello di Fossalta di Piave che ha toccato l’89,78%, mentre a Chioggia la percetuale si è attestata al 66,46%. Un dato comunque in crescita rispetto al 65,89% registrato nel 2019.
In crescita Venezia che è arrivata al 65,66% (61,38% nel 2019). In particolare, nel capoluogo di regione –poche settimane fa è stato incoronato per la quarta consecutiva da Ispra primo grande Comune italiano sopra i 200.000 abitanti per raccolta differenziata – Mestre e terraferma sono arrivati al 76,42% (+2,22% rispetto al 2019); Lido e Pellestrina al 76,42% (+0,44% rispetto al 2019); Venezia, Murano e Burano (35,06%, +1,41 rispetto al 2019).
Si tratta di risultati elevatissimi, che dimostrano il crescente impegno di cittadini e imprese, oltre che l’efficacia del sistema di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti e della raccolta differenziata del Gruppo Veritas, che prevede alte percentuali di differenziata (82%), scarsissimo utilizzo della discarica (inferiore al 3%) e pochissimo rifiuto secco residuo (15%) trasformato in Combustibile solido secondario (Css) e poi recuperato come energia.
In questo modo, l’82% dei rifiuti raccolti nel nostro territorio viene riciclato, riutilizzato o trasformato.
Questo sistema virtuoso, però, è stato – ed è tuttora – ostacolato e osteggiato dai comitati del no e da chi si oppone con notizie false e pretestuose all’impianto di Fusina, nonostante sia stato approvato dalla commissione Via regionale, autorizzato dalla Regione del Veneto, abbia perfino ricevuto un plauso dall’Unione europea e, la settimana scorsa, abbia ottenuto il via libera dal Tar del Veneto, al quale si erano rivolti questi comitati, chiedendo la sospensione dell’attività.
Tutto questo ha ritardato l’avvio dell’attività dell’impianto, obbligando quindi Veritas a conferire in impianti in Italia e all’estero il Css che fino a qualche anno fa era utilizzato nella centrale termoelettrica a carbone Enel di Fusina, ora chiusa per riconversione, per produrre energia elettrica.
Il risultato è che l’anno scorso sono stati spesi 4 milioni di euro in più per conferire il Css in altri impianti: maggiori costi che ora finiranno nelle bollette di tutti i cittadini e che avrebbero potuto essere risparmiati se i comitati non avessero ostacolato e ritardato in tutti i modi l’iter autorizzativo dell’impianto.
Written by: Redazione