Un week-end di allerta e di nubifragi in Veneto e nelle altre regioni del Nord Italia. Nella notte di sabato ad essere colpite sono state sia l’area del trevigiano, con chicchi di grandine fino a 7 cm e l’esondazione del Meschio, sia quella del bellunese, con allagamenti e smottamenti negli stessi luoghi della tempesta Vaia dell’ottobre scorso. Domenica invece forti temporali fino a 30 mm hanno colpito in particolare il veronese, il padovano e il veneziano, con un nuovo rischio di incidente di una nave da crociera nell’area del bacino di San Marco. Viste le previsioni meteo dell’Arpav, la Protezione civile del Veneto per oggi ha emesso l’avviso di “allerta gialla”.
Non è semplice maltempo, perché le ricerche della comunità scientifica trovano giorno dopo giorno sempre più conferme sulla connessione tra riscaldamento globale ed eventi meteorologici estremi, come nel caso della tempesta Vaia che ha colpito recentemente il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Si tratta di fenomeni meteorologici che aumentano in frequenza ed intensità: secondo i dati del dossier 2018 – Cronaca di un’emergenza annunciata – indagine realizzata da Legambiente in collaborazione con il Gruppo Unipol – si stanno infatti intensificano non solo nubifragi ma anche siccità e ondate di calore sempre più forti e prolungate, come accaduto alla fine di giugno in tutta Europa. Nel 2018 in Italia si sono sfiorati i 150 eventi estremi, che hanno causato 32 vittime: più della metà sono proprio inondazioni da piogge intense e esondazioni dei fiumi.
Cruciali dunque saranno le forme di adattamento delle città, come ricorda la stessa dichiarazione di emergenza climatica che il Comune di Padova – unico ad oggi in Veneto – ha votato all’unanimità a giugno. Buone pratiche contro questi fenomeni che si stanno realizzando in tutto il mondo, dalla difesa delle inondazioni negli Usa e in Inghilterra alla corretta gestione delle acque a Torino e in Isola Vicentina (VI), dalle strade dipinte di bianco a Los Angeles alle scuole come oasi contro il calore a Parigi.
«Dopo la tempesta Vaia, di nuovo fenomeni estremi sparsi e ripetuti che ci ricordano quanto siamo esposti agli effetti di un clima che sta già cambiando – dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – non è più sufficiente che la Regione Veneto dichiari l’allerta mobilitando la protezione civile, sempre encomiabile e preparata, a danni fatti. È necessario invece che vengano portate avanti prioritariamente politiche territoriali efficaci e coordinate unite a piani di adattamento per le nostre aree più a rischio».
Oltre alla sempre più urgente resilienza, secondo l’associazione ambientalista per contrastare la febbre del pianeta è fondamentale che si compia urgentemente una radicale inversione di rotta; in particolare, secondo Legambiente è necessario innanzitutto cancellare i 16 miliardi di sussidi garantiti alla società petrolifere e aumentare gli investimenti pubblici per la crescita delle energie rinnovabili, permettendo l’autoconsumo e la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili. Serve inoltre secondo Legambiente creare un fondo per la riqualificazione energetica degli edifici e ripensare radicalmente la nostre modalità di spostamento, prevedendo entro il 2050 la completa decarbornizzazione di questo settore per ridurre il tasso di motorizzazione privata grazie al potenziamento di forme alternative di mobilità.