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Coldiretti, ecco il falso made in Italy

today8 Maggio 2019 13

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Un cesto con i prodotti del falso Made in Italy a tavola scovati nei diversi continenti è stato presentato dal Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e dal Consigliere delegato Filiera Italia Luigi Scordamaglia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha partecipato al Forum organizzato dalle due organizzazioni dedicato al valore della filiera agroalimentare italiana “Da Expo a Tuttofood: Milano porta del cibo italiano verso il mondo” alla Fiera di Milano.

Un riconoscimento da parte di Coldiretti e Filiera Italia per l’impegno alla difesa della proprietà intellettuale ed un invito a continuare la battaglia nei confronti dell’agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.

Una priorità per le imprese agricole italiane e per i principali marchi dell’industria alimentare nazionale, riuniti in una storica alleanze. In questo contesto il decreto crescita – riferiscono Coldiretti e Filiera Italia – prevede per la prima volta agevolazioni pari al 50% delle spese  sostenute dai Consorzi  che operano sui mercati esteri  per tutelare legalmente  l’originalità del Made in Italy e combattere i falsi ma sarà anche agevolata l’attività di promozione dell’export di prodotti di qualità per consentire di informare  adeguatamente i consumatori esteri sulle vere produzioni nazionali come è accaduto in Qatar dove il premier ha presenziato all’inaugurazione del nuovo spazio dedicato ai prodotti a marchio Fai “Firmato dagli agricoltori italiani” promosso da Coldiretti nei supermercati arabi grazie alla collaborazione con “Lulu group” che è una delle principali catene di distribuzione che opera in 31 paesi situati in Asia, Stati Uniti, Europa e Medio Oriente.

Una azione importante per tutelare il vero made in Italy che secondo Coldiretti e Filiera Italia va sostenuta nell’ambito dei nuovi accordi di libero scambio dell’Unione Europea ma preoccupano anche le misure protezionistiche e le nuove guerre commerciali, dai dazi Usa alla Brexit fino all’embargo russo che favoriscono la moltiplicazione dei prodotti alimentari di imitazione del Made in Italy di produzione locale.

E salito ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio ed oggi due prodotti di tipo italiano su tre venduti nel mondo sono falsi con il fenomeno del cosiddetto italian sounding che colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti.

A far esplodere il falso è stata paradossalmente la “fame” di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come l’embargo russo, con un vero boom nella produzione locale del cibo Made in Italy taroccato, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin.

A preoccupare è ora l’avvio ufficiale della procedura per far scattare i dazi Usa nei confronti dell’Unione Europea con la richiesta alle parti interessate di partecipare ad una consultazione pubblica fissata dal Dipartimento del Commercio statunitense (USTR) scaduta il 6 maggio.

Una mossa concreta che segue la minaccia di Trump che mettere i dazi sui prodotti europei con la pubblicazione di un black list dei prodotti europei da colpire per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari che comprende anche importanti prodotti agroalimentari di interesse nazionale come i vini tra i quali il Prosecco ed il Marsala, formaggi, ma anche l’olio di oliva, gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici tra gli alimentari e le bevande colpite.

Con i dazi aumenterebbero i prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano e sarebbero più competitive le falsificazioni ottenute sul territorio statunitense e quelle provenienti da Paesi non colpiti dalle misure di Trump. Basta pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina.

Ma il problema riguarda tutte le categorie merceologiche come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano, senza dimenticare i pomodori, come il San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti. Un pericolo che riguarda anche la Brexit poiché nel caso di uscita della Gran Bretagna senza accordo con l’Unione Europea non sarebbe garantita la stessa tutela giuridica dei prodotti a denominazione di origine che, senza protezione europea, rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione. Basta pensare ai casi, smascherati in passato in Gran Bretagna, della vendita di falso prosecco alla spina o in lattina fino ai wine kit o ai parmesan kit. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti e Filiera Italia ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina.

Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, oltre al Barbera bianco prodotto in Romania e al Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense sono invece solo alcuni esempi delle contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi.

Written by: Redazione

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